Sul perché felicità e libertà necessitano di una consapevole visione del mondo

Credo che ogni uomo moderno non possa esimersi dal formulare una sua visione del mondo, una presa di coscienza che gli dia consapevolezza delle proprie decisioni. Se infatti l'uomo moderno è, almeno in molte parti del pianeta, libero nel pensiero, nell'azione e anche libero dai bisogni primari, l'esercizio della libertà si traduce nel fatto che gran parte della sua vita è una catena di decisioni. Quanto più queste decisioni sono consapevoli, frutto di considerazioni coerenti formulate a partire dai propri convincimenti personali, in contrasto con l'accettazione acritica di posizioni proposte o imposte da soggetti terzi, tanto più questo uomo è libero.

“Viandante sul mare di nebbia”, Caspar David Friedrich (1818).
Hamburger Kunsthalle, Amburgo. Immagine da Wikipedia.

Ho scritto “ogni” perché non è un tema che riguarda solo gli intellettuali o i filosofi: è una questione pratica, della vita di tutti i giorni, che ci coinvolge tutti. In passato, comprensibilmente, riflettere sulla propria visione del mondo era un privilegio per pochi, in quanto la maggioranza dell'umanità viveva tutta la propria esistenza nell'ignoranza, sotto l'oppressione di tiranni, in balìa di malattie anche banali, carestie e guerre; aveva a malapena il tempo per pensare a come sopravvivere. Oggi, rotte tutte queste catene, non abbiamo più scuse: il mancato esercizio della propria libertà nella sua forma più piena è sostanzialmente un rinnegare la propria natura umana.

La libertà oggi viene interpretata con una concezione che abbiamo ereditato dall'epoca dei Lumi, ovvero dalla Dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti d'America e dalla successiva Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo e del Cittadino del 1793, da cui poi sono discese molte Costituzioni europee moderne. È da questi documenti che provengono due definizioni molto popolari:

We hold these truths to be self-evident, that all men are created equal, that they are endowed by their Creator with certain unalienable Rights, that among these are Life, Liberty and the pursuit of Happiness.

Riteniamo queste verità di per sé stesse evidenti, che tutti gli uomini sono creati uguali, che essi sono dotati dal loro Creatore di alcuni Diritti inalienabili, che fra questi sono la Vita, la Libertà e la ricerca della Felicità.

La liberté est le pouvoir qui appartient à l’homme de faire tout ce qui ne nuit pas aux droits d’autrui; elle a pour principe la nature; pour règle la justice; pour sauvegarde la loi; sa limite morale est dans cette maxime: Ne fais pas à un autre ce que tu ne veux pas qu’il te soit fait.

La libertà è il potere che appartiene all'uomo di fare tutto quello che non nuoce ai diritti dell'altro; essa ha per principio la natura; per regola la giustizia; per salvaguardia la legge; il suo limite morale è descritto da questa massima: Non fare all'altro quello che tu non vuoi venga fatto a te.

La prima formulazione asserisce quello che ogni uomo sente naturale, l'aspirazione alla felicità che viene ricercata mediante libere scelte. La seconda formulazione pone le basi per regolare la libertà dell'individuo in relazione con altre entità della sfera socio-politica, perché vengano definite e rispettate regole di pacifica convivenza. Una volta che però è stato delimitato il nostro perimetro d'azione, che dev'essere il più ampio possibile, come ci muoviamo all'interno di esso (libertà come autodeterminazione)? E dal momento che, vivendo in società liberal-democratiche, abbiamo la possibilità di intervenire sulla formulazione delle regole di convivenza, in base a cosa ci orientiamo (libertà come partecipazione)?

Quello che ci serve è la conoscenza, che è alla base di ogni scelta. In altre parole, l'esercizio della libertà non può prescindere dalla capacità di capire cosa vogliamo e quali decisioni ci portano veramente al fine che ci siamo determinati di raggiungere; tenendo presente che certe scelte improvvisate possono invece portare conseguenze opposte a quelle attese, oppure ad un bene minore di quello desiderato. Tutto questo perché viviamo immersi in un mondo che non comandiamo, ma che è regolato da certe leggi di causa ed effetto che sono fuori da noi (e se si crede nell'esistenza di cose non deterministiche, certe questioni sono ancora più fuori dal nostro controllo).

Per questo, l'esercizio della propria libertà necessita di una ragionevole visione del mondo. Questo esercizio richiede tempo e sforzo conoscitivo, in altre parole l'impegno di una parte della propria vita; è certamente un prezzo da pagare, ma l'alternativa è inevitabile: non essere padroni della propria vita, “farsi vivere” da altri attori (altre persone che possono esercitare un'influenza sulla nostra vita, mode, ideologie, partiti politici, poteri economico-finanziari); tra questi attori potrebbero esserci i nostri impulsi irrazionali e, anche se l'umanità ha una varietà di opinioni sul fatto che tali impulsi vadano più o meno assecondati, contrastati o controllati, penso sia di per sé evidente che agire esclusivamente ed inconsapevolmente in funzione dei propri impulsi sia tipico degli animali, non degli esseri umani.

C'è una parola tedesca, Weltanschauung, usata come “termine tecnico” in filosofia, che descrive pienamente il concetto di “visione del mondo” a cui mi sto riferendo, tenendo presente sia gli aspetti deterministici che escatologici (cioè dei rapporti causa-effetto e delle finalità, per chi ci crede); in modo non separabile dal fatto che l'uomo si colloca nel mondo e con esso interagisce; che il processo conoscitivo si avvale di vari strumenti, sia razionali che irrazionali (come l'intuito).

Weltanschauung Termine ted. («visione, intuizione [Anschauung] del mondo [Welt]»). Concezione della vita, del mondo; modo in cui singoli individui o gruppi sociali considerano l’esistenza e i fini del mondo e la posizione dell’uomo in esso (Dizionario di Filosofia Treccani, 2009).

Una Weltanschauung non è una collezione disordinata di opinioni, ma un “posizionamento” ragionato in certi settori, collegato alle nostre credenze, idee politiche, gusti, passioni. Perché credo in questa cosa? Perché faccio quest'altra? Perché ritengo che questo e quest'altro siano giusto, o sbagliato, o opportuno, o inopportuno? Parte di queste posizioni sono - o dovrebbero - essere razionali. Altre sono irrazionali ed è normale che lo siano: l'essere umano non è solamente razionale. Essere in grado di stabilire quali scelte appartengano alla sfera irrazionale e quali a quella razionale è un buon punto di partenza per definire una propria visione del mondo. A volte certe posizioni irrazionali possono esprimere un pregiudizio, che può essere affrontato mediante razionalizzazione. Alternativamente, possiamo renderci conto che, grazie alla nostra accresciuta conoscenza di qualcosa, la razionalizzazione di un nostro convincimento non è più soddisfacente. Forse è il caso di ragionarci sopra, trovare altre spiegazioni, oppure ... cambiare idea. Nella vita è inevitabile cambiare idea su certe cose; alle volte i cambiamenti avvengono sottotraccia, così lentamente che non ci rendiamo conto di essere passati dall'altra parte del fiume, mentre siamo convinti di essere ancora sulla riva di partenza. Non prendere consapevolezza delle contraddizioni vuol dire prima di tutto mentire a sé stessi, creare un'immagine di sé che non coincide con la sostanza, il che poi implica mentire anche agli altri; questo spesso porta a scelte errate che poi presentano il conto a distanza di anni.

Io, oggi, sono pienamente soddisfatto della mia professione di ingegnere informatico. Con il passare del tempo sto espandendo i miei interessi a discipline diverse, come le arti figurative, la musica e la letteratura, ma ciò è pertinente al mio tempo libero. Dal punto di vista del lavoro, il mestiere che ho scelto è l'unico che può permettermi di guadagnarmi da vivere, da cui poi ovviamente discende tutto il resto. La mia predisposizione si è evidenziata sin da bambino; prima con un interesse non differenziato tra scienze (fisica, chimica, matematica) e tecnologia (informatica), che successivamente si è decisamente indirizzato verso quest'ultima. In modo assolutamente opportuno, perché l'approfondimento del calcolo matematico, passando attraverso livelli di conoscenza sempre più completi, mi ha fatto capire che non è una materia che mi piace e potrei dominare fino al punto di basarci il mio lavoro. Questo mi ha permesso di escludere la fisica dalla mia scelta per l'università: se avessi scelto diversamente, sarei oggi un fisico piuttosto scarso. Inoltre, c'è stato un periodo di alcuni anni in cui l'arrivo di un gatto in famiglia mi ha fatto appassionare agli animali: ricordo perfettamente che all'epoca, a chi mi chiedeva cosa volevo fare da grande, rispondevo convintamente il veterinario. Fortunamente ho razionalizzato anche in quel caso: le mie capacità si accordano pessimamente con le decisioni da compiere in tempo reale (come per esempio quelle necessarie in chirurgia) e ho una certa avversione per tutto ciò che ha che fare con le malattie, in particolare quelle contagiose. Non avrei mai potuto svolgere quel mestiere. La capacità di razionalizzare, di capire come ero fatto, quali erano le mie capacità e i miei limiti, quello che mi piaceva e quello che non mi piaceva, la comprensione delle discipline come sono realmente e non come le idealizzavo, mi hanno permesso di evitare pregiudizi ed influssi esterni; l'esercizio pieno della mia libertà di scelta, basata sulla consapevolezza, mi ha consentito di evitare scelte sbagliate che mi avrebbero causato gravi insoddisfazioni.

Compiuta una prima analisi a grandi linee, la razionalità può aiutarci a capire se alcune nostre posizioni sono tra loro incompatibili. In altre parole, quanto siamo coerenti con noi stessi? Non è coerente professarsi intransigenti contro la caccia e mangiare bistecche di cinghiale. Possiamo anche studiare quanto le nostre posizioni siano realistiche o illusorie. Viviamo in un mondo di “confusione semantica”, cioè nonostante l'aumentato grado di alfabetizzazione e di acculturazione sempre più spesso non diamo alle parole il giusto significato, a volte addirittura le usiamo in modo completamente improprio. A causa di questo deficit di comprensione rischiamo di illuderci di credere in certe cose, o di agire secondo certi criteri, mentre invece la sostanza è in totale dissonanza con la forma. Se amiamo la natura, siamo animalisti o ambientalisti? O entrambe le cose? Ci sono scelte ed azioni che sono compatibili con una di queste cose e contrarie all'altra; eppure molte persone non hanno ben chiara questa distinzione.

Fare periodicamente i conti con la propria visione del mondo, tenerla aggiornata, verificare la coerenza delle proprie posizioni con essa; sono tutte cose fondamentali per essere soddisfatti di sé e vivere pienamente la propria libertà. E ovviamente, alla base di tutto, è fondamentale far sì che questa visione del mondo sia la più chiara possibile.